Parole illustrate: INCOGNITO

Io sono una che dà molta importanza alle parole. Sceglierle e non usarle a caso è fondamentale. Usarle in quantità sbagliate o combinarle male può mandare all’aria tutto, come quando si fa una torta. 

La collaborazione con unaparolaalgiorno.it è arrivata al DICIOTTESIMO appuntamento!
Oggi parliamo di… INCOGNITO!

Sign.: Sconosciuto; condizione di chi vuole tenere celata la propria identità.

Voce dotta recuperata dal latino incognitus “sconosciuto, ignoto”, derivato di cognitus, participio passato di cognóscere “conoscere”, con prefisso negativo in-. (da unaparolaalgiorno.it)

La parola “incognito” ci fa pensare automaticamente al contrario di ciò che è conosciuto, con cui abbiamo confidenza, ciò in cui vediamo chiaro. L’incognito quindi spesso va a braccetto con l’oscurità, l’incertezza, anche la paura. La parola illustrata precedente, “Portolano“, mi aveva portata a riflettere su quanto la paura dell’incognito possa portare a “generare mostri”, come il famoso “sonno della ragione” di Goya; i viaggiatori nell’antichità avevano redatto veri e propri bestiari con una serie infinita di mostri e creature più o meno minacciose che vivevano nei luoghi inesplorati. Ma anche oggi che abbiamo gli aerei, navi veloci e pensiamo di conoscere gran parte del mondo, ancora oggi talvolta creiamo dei “mostri” su ciò (e chi) che non conosciamo. Perché quando non sappiamo dove andremo, la rotta è incerta, la superficie del mare e l’orizzonte possono nascondere tanti pericoli, così cerchiamo affannosamente nella nostra mente ricordi che possano darci una direzione, come una bussola, un manuale di comportamento. E invece l’incognito non funziona così. L’incognito ti pone davanti a una scelta: o cambi rotta e torni a casa o prosegui la navigazione, aspettando che l’incognito diventi “cògnito”… e solo allora saprai cosa ti aspettava oltre l’orizzonte.

Per questa illustrazione, nel piccolo brainstorming che talvolta faccio con Giorgio Moretti, avevamo parlato di maschere veneziane. Così ho fatto una ricerca, addentrandomi in uno scenario molto affascinante di maschere utilizzate non solo per il classico Carnevale di Venezia, ma anche nella quotidianità. La “bautta”, la “moretta” (maschera “di seduzione” che le dame veneziane tenevano coi denti!) e molte altre infinite sfumature d’incognito. Per la parte animale e vegetale ho cercato elementi che spesso sono associati al mistero, al notturno, all’inquietante, come alcune particolari falene o piante allucinogene, velenose o dalla duplice natura, come l’Atropa Belladonna, usata dalle dame del Rinascimento per rendere lo sguardo più seduttivo, che può essere curativa ma anche letale.

“Nel fatto che l’incognito sia la condizione di chi si travisa, di chi cela la propria identità, si trovano due cifre interessanti: la prima (simpatica anche se poco solida) è la concretizzazione esemplare di una differenza classica con l’ignoto – per cui si recita che mentre l’incognito sarebbe sconosciuto ad alcuni, l’ignoto è sconosciuto a tutti. Non è una verità scolpita nel marmo, ma è ovvio che almeno chi porta l’incognito, nell’occultarla, conosca la propria identità.” (Giorgio Moretti)
Cliccando qui potete leggere la definizione su unaparolaalgiorno.it.
Grazie a Giorgio e Massimo che hanno creato questo fantastico sito!

Com’è nato il progetto:
Sono sempre stata incuriosita dalle parole e dai loro significati.
Alle elementari ci insegnavano a usare il dizionario e ci facevano scrivere su una rubrica le parole che non conoscevamo. Io leggevo tantissimo, così imparavo nuove parole, e quando ne trovavo una sconosciuta non riuscivo ad andare avanti finché non avevo scoperto il significato. Funziona ancora così più o meno e, quando leggo o sento una parola che mi incuriosisce, la “metto da parte”. Diventata un’accumulatrice seriale di parole dall’etimologia interessante (specialmente quelle con greco e latino in agguato), mi sono chiesta che fare di tutti questi vocaboli. Dovevo farne un PROGETTO, dovevo DISEGNARLE. In fondo, è quello che faccio ogni volta: la mia ricerca di ispirazione si basa molto sulle parole e la loro etimologia, che poi si mescolano con immagini e suggestioni. Facendo ricerche in rete, mi sono imbattuta nel sito unaparolaalgiorno.it, un vero atlante delle parole, in cui ogni giorno viene pubblicato un nuovo vocabolo, con etimologia, curiosità e riflessioni; il tutto è scritto con grande attenzione e rispetto, direi anche affetto, per la lingua italiana. Registrandosi si riceve una newsletter (che conta più di 90.000 iscritti) con la parola del giorno, che parte ogni notte. Ti alzi la mattina e trovi nella casella di posta una nuova parola, come un pasticcino o un buon caffè. Io lo trovo esaltante.
Insomma, questo sito era di grande ispirazione, mi ha affascinata e ho deciso di contattare la redazione, proponendo di collaborare.
Il risultato è tanto entusiasmo e il fatto che, da qui in avanti, fra tutte le parole giornaliere, una al mese (giorno più, giorno meno!) arriverà corredata di una mia illustrazione!

Le Parole Illustrate uscite da maggio 2017:

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