Le Tartufòn!

 

Appurato che Le Vanvere sono personcine che amano coccolarsi, soprattutto a tavola, potevamo farci scappare la proposta di partecipare (a modo nostro!) alla Festa Internazionale del Tartufo Bianco di San Miniato!?

Ovviamente no… grazie alla collaborazione con l’Hotel San Miniato, che ci ospiterà da questa Domenica (23/11/2014) nella Locanda di San Martino, esporremo le nostre 4 opere.

Le Vanvere, in collaborazione con Hotel San Miniato, presentano

“OPUSCULUS DE TUBERIS”

Quattro interpretazioni, quattro punti di vista, quattro mani diverse interpretano e illustrano uno dei prodotti più celebri e pregiati del nostro territorio: il tartufo. Associato agli dei o a creature demoniache, esaltato o temuto, l’odoroso tubero ha diviso le opinioni di poeti, filosofi e… buongustai di tutti i tempi.

La peculiarità delle Vanvere sta nell’ecletticità dei loro lavori, stili e tecniche diverse che si riuniscono per rappresentare, ognuna nel suo particolare modo, la loro visione di ciò che le circonda. Il tartufo è stato il soggetto ideale: emblema della buona cucina toscana, simbolo di semplicità e prelibatezza ha offerto alle Vanvere quattro sfaccettature per affrontare un medesimo argomento.

Camilla ha interpretato la leggenda che narra le origini mitologiche del tartufo. Il filosofo greco Plutarco di Cheronea sosteneva che il prezioso fungo nascesse dall’azione combinata dell’acqua, del calore e dei fulmini. Molti poeti si ispirarono a questa credenza, per esempio Giovenale sosteneva che l’origine del tartufo, a quell’epoca chiamato “tuber terrae”, fosse dovuta a un fulmine scagliato da Giove in prossimità di una quercia (albero sacro al padre degli dèi). Poiché Giove era anche famoso per la sua prodigiosa attività sessuale, al tartufo da sempre sono state attribuite qualità afrodisiache.
Celina ha interpretato la convivialità attraverso i vari periodi storici, immaginando una grande tavolata che passa attraverso il tempo: dagli antichi Romani, grandi estimatori del tartufo, al Medioevo, in cui si temeva che il misterioso fungo fosse nocivo o addirittura associato al demonio, fino al XVIII secolo, in cui il tartufo era esaltato in molte corti europee.
Giulia ha affrontato l’argomento “quattro zampe”: nel suo lavoro un paffuto maiale, noto per la sua famelica passione per il tartufo, capeggia un colorito picnic che racchiude i famosi cercatori di tartufo canidi (il lagotto e il bracco) e entusiasti rappresentanti della fauna locale.
Lisa, partendo dall’etimologia della parola dal latino terrae tufer “escrescenza della terra” ha interpretato il tartufo come prodotto ipogeo per antonomasia.

FORMATO
Un leporello è un libro e prende il suo nome da un personaggio del Don Giovanni di Mozart, Leporello appunto, che portava sempre con sé un catalogo chiuso a fisarmonica dove annotava le conquiste amorose del suo padrone Don Giovanni.
Abbiamo scelto questo formato perché il cibo è come un viaggio, esattamente come le storie che noi raccontiamo e il leporello permette per sua natura di viaggiare da una tavola ad un’altra senza interruzioni, come una lunga carrellata all’interno della nostra vicenda.

 

 

leporello
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