Ilaria Falorsi, illustratrice by night

 

"Sleep 'n learn" for italianism
“Sleep ‘n learn” for italianism

Ilaria Falorsi, illustratrice principalmente per l’infanzia, ma non solo, riempie i suoi micro mondi di bambini con occhi grandi e colori allegri.
Produce decine di meravigliosi quadernetti delle vacanze al mare e se le chiedi un consiglio non si risparmia nel metterti a disposizione tutta la sua conoscenza!
Nata a Firenze dove vive e lavora è la nostra infiltrata toscana all’interno della mostra
“Filieralunga” dedicata agli illustratori fuori porta.
Ecco a voi l’intervista a vanvera della nostra ultima invitata!

Presentati… cinque parole a vanvera su Ilaria illustratrice.
…”forse stavolta non lo rovino”? 😀
Cinque parole a vanvera su Ilaria umano.
Paziente, cinica, solitaria, emotiva e coccolona.
Una dote/caratteristica che non può mancare ad un illustratore?
La pazienza.
Cosa odi di più del tuo lavoro?
La prospettiva.

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Paolo Uccello, prospettiva di mazzocchio


Ah già… The o caffè?
The per il gusto, caffè per tenermi sveglia. Ma se devo fare le nottate al lavoro vado di thè verde.

Si parla di collettivi, coworking e collaborazioni… ma com’è essere illustratori sposati?
C’è competizione o collaborazione (nel lavoro e nelle faccende domestiche ovviamente!)?
Decisamente collaborazione!
Eravamo preoccupati entrambi all’inizio quando ho iniziato questo percorso, e Simone è stato quello che mi ha introdotto a questo mestiere, prima facevo tutt’altro.
Agli inizi temevamo la convivenza 24h su 24, ma dopo un paio d’anni abbiamo notato che in realtà siamo interdipendenti l’uno dall’altra (in senso buono).
C’è sempre molta collaborazione e condivisione di idee, e capita spesso che ci contaminiamo a vicenda.
Se poi c’è o c’è stata competizione, è stata solo positiva.
Le faccende domestiche invece sono l’unica cosa su cui bisticciamo, perchè siamo entrambi disordinati, ma con diverse metodologie di riordino (io ammucchio, lui classifica).

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Ilaria Falorsi e Simone Massoni


Vedendo il tuo portfolio clienti si può dire che l’illustrazione per l’infanzia è il tuo pane quotidino, ma in altri lavori si nota un gusto grafico.
In quale stile ti riconosci di più?
In realtà in entrambi e nessuno dei due: continuo a trovare i miei disegni “acerbi” e migliorabili, e ogni volta che prendo in mano uno dei miei prodotti finiti, mi faccio sempre delle note mentali per la volta successiva.
Non mi sento il tipo che ha “trovato lo stile” o un proprio linguaggio, e ogni disegno nuovo che faccio è sempre un po’ diverso dai precedenti.
Insomma, sto ancora sperimentando su entrambi i fronti, ma posso dire che sono entrambe le cose, e forse anche di più.


Se avessi “carta bianca” cosa ti piacerebbe illustrare?
Mi piacerebbe a volte uscire dalla dimensione della carta stampata: quindi sarebbe bellissimo chessò,  poter lavorare sul design di giochi per bambini.
Quali sono gli step che ti portano ad un’illustrazione completa?
A
: faccio ricerca di documentazione e butto giù delle idee (fase scritta )
B: bozze (digitali o matita)
C: finali
D: correzioni
E: finale-finale.

 

Quanto è importante, per Ilaria illustratrice, la notte?
Tantissimo!
Soffro di pressione bassa e la mattina la testa non mi lavora proprio! È sempre stato così da quando andavo a scuola, studiavo la notte fino alle 2/3, e anche adesso inizio a essere produttiva in tarda mattinata e raggiungo il massimo della produttività dopo le 22.
La notte posso lavorare tranquillamente per ore e fare l’alba, dormire 3/4 ore e ripartire e magari rifare un’altra o due notti. Poi muoio però.

Society of illustrators
Society of illustrators

Oramai sei un’illustratrice affermata ma qual è stato il “no” della tua carriera sul quale ti sei presa una rivincita?
Non ci sono stati no su cui volevo prendermi una “rivincita”; perché non ho mai pensato ai no come una sconfitta quanto a dei suggerimenti.
Quando ho fatto il mio primo Bookfair e mi sono innamorata della produzione degli editori francesi, per due/tre anni mi sono sentita dire no spesso ai colloqui con diverse case editrici a cui puntavo.
Ma poi lentamente, migliorando e modificando il mio portfolio, e seguendo i consigli che gli editori mi davano in fiera, nel 2011 è arrivata la prima commissione da editions Milan e da lì è partita una collaborazione continuativa che prosegue ancora oggi.

 "Le corps humain" editions Milan-2012
“Le corps humain” editions Milan-2012

Le tue illustrazioni sono state scelte e pubblicate in diversi annuari e mostre negli ultimi anni (57° show Society of Illustrator NY, 56° show Society of Illustrator NY , Bologna Bookfair show 2014, Annual Illustratori italiani 2013). Questi riconoscimenti hanno aiutato il tuo lavoro?
No
. Ma lo sapevo che non sarebbe cambiato niente, non fraintendetemi, non è che ci fossero delle aspettative e poi sono state tradite.
Ma queste selezioni sono più che altro importanti per promuovere il proprio lavoro e fare contatti.
Specialmente all’estero, dove non si ha la possibilità di essere sul posto per presentarsi a case editrici e simili.
Quindi ad inizio anno, mi faccio una lista e metto da parte una cifra che investirò nei vari call for entries dei concorsi che mi interessano di più e nei quali potrei potenzialmente essere selezionata.
I costi per chi non lo sapesse, non sono indifferenti, si devono calcolare i costi per le submissions (che a seconda del concorso sono più o meno care) e poi le spese da affrontare se si viene selezionati (publishing fee, hanging fee se c’è una mostra fisica, noleggio cornice, spese spedizione cornice, spese per riavere la cornice!).
Alla fine dei conti non è molto diverso dal pagarsi uno spazio pubblicitario su una rivista.
Spesso capita di subire la frustrazione di non essere selezionati, ma in generale consiglio questi concorsi, sono utili per continuare a mantenere una presenza del nostro lavoro fuori dal nostro usuale territorio.

Ora qualche domanda sul Km 0:

Qual è la città toscana che preferisci?
Da nativa toscana ho delle difficoltà, non fatemi decidere, mi piace tutta!
Qual è il piatto toscano che preferisci?
La bruschettona con il cavolo nero.
Qual è la parola toscana che ti fa più ridere e quella che proprio non capisci?
Sono fluente solo sul fiorentino però “sadidandà” per la prima e invece non ho mai capito perchè si dice “sono andata a gallina” per dire che ci siamo ubriacati pesantemente 🙂
Lancia una sfida alle Vanvere! (per esempio consigliaci un tema su cui lavorare o altro, anche una cosa scema tipo “fatevi una foto mentre fate yoga!”)
Una sfida alle Vanvere: fare un’illustrazione usando un media che non siete solite usare  (es. chi usa il computer di solito allora userà gli acrilici) il tema è libero! 🙂
Suggeriscici qualcuno da stalkerare di cui stimi e ammiri il lavoro!
Ne ho tanti, tantissimi, ma visto che siamo in toscana a parlare di toscani suggerisco un caro poetico e poliedrico amico:  Francesco Chiacchio.
E se posso fare un nome fuori dall’Italia, ultimamente mi piace moltissimo Vincent Mahé.


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