Essenzialmemte Hikimi: quando forma e colore la fanno da padroni

Arriva da Torino con un carico di personaggi buffi dalle forme essenziali; vi presentiamo Hikimi che va ad arricchire la  mostra ZOO • Animalia (22-23 Aprile, Empoli), eccovi la sua intervista!

Roberto Blefari (aka Hikimi) è un illustratore che vive e lavora a Torino.
Il suo approccio all’illustrazione è caratterizzato da uno stile essenziale e delicato, in cui linee morbide, colori pop, ironia e leggerezza danno vita ad ambientazioni e personaggi dai toni surreali, che non si prendono mai troppo sul serio.
Lavora con clienti internazionali in progetti per l’editoria, la comunicazione e la motion graphic.

Presentati… cinque parole a vanvera su Roberto illustratore.
Morbido, leggero, positivo, delicato e preciso.

Cinque parole a vanvera su Roberto umano.
“Un fresco venticello di primavera”.
Una mia amica mi ha definito così una volta e credo che questa immagine mi rappresenti in pieno.

Una dote/caratteristica che non può mancare ad un disegnatore?
Qualcosa da dire, oltre allo stile o al bel tratto. Dobbiamo essere in grado di comunicare.

Cosa odi di più del tuo lavoro?
Il punto interrogativo che compare sul volto della maggior parte delle persone quando, alla domanda “e tu che lavoro fai”, rispondo “l’illustratore”.

Ah già… The o caffè?
Sono dipendente da entrambi a fasi alterne.

Qual è il tuo animale guida?
Il colibrì! Quel piccoletto ha una forza straordinaria.

Quali caratteristiche/capacità animali vorresti avere?
Oltre a volare e riuscire a respirare sott’acqua vorrei avere meno pensieri e agire più d’istinto.

Sei un animale da branco o solitario?
Socievole tendente al solitario. Sto bene in compagnia ma poi ho bisogno dei miei spazi.

Qual è la città toscana che preferisci?
Mi piace molto Siena e i suoi panorami meravigliosi.

Qual è il piatto toscano che preferisci?
Ribollita e pappa al pomodoro a pari merito.

Qual è la parola toscana che ti fa più ridere e quella che proprio non capisci?
Mi fa molto ridere l’espressione ciacciare, perché è proprio onomatopeica, mentre la parola di cui non capisco il senso è tattameodì.

Lancia una sfida alle Vanvere!
Realizzate una serie di illustrazioni con una palette colori che non vi piace per niente.
Come influirà questo aspetto su tutto il resto? Mi sembra così interessante che ci proverò anche io 😉

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