Intervista a Daniele Melarancio, illustratore siciliano e musicista cosmopolita!

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Ecco a voi il quinto illustratore della nostra Filiera Lunga… Daniele Melarancio!
Illustratore siciliano e musicista cosmopolita,
lo abbiamo conosciuto a Firenze durante una presentazione alla Libreria Cuccumeo quando, per sbaglio, ha scippato la sedia di Lisa con estrema nonchalance, e quindi per noi, in un primo momento è stato “quellodellasedia”
Poi quando lo abbiamo conosciuto meglio e abbiamo visto i suoi lavori la nostra reazione è stata più o meno questa:

Invece di Kevin abbiamo urlato, “Ma è bravissimoooo!!”
E subito dopo siamo svenute!
E subito subito dopo abbiamo deciso di intervistarlo a vanvera!

Presentati!
Cinque parole a vanvera su Daniele artista.
giallo senape
bipolare
labirintite
nottambulo
ricerca

Cinque parole a vanvera su Daniele come essere umano.
essereumano?
raggomitolato
forchetta
accidioso
voluminoso

Una dote/caratteristica che non può mancare ad un illustratore/artista?
Autocritica

Cosa odi di più di questo lavoro?
Non saprei, ho appena finito un disegno, e domani mattina lo vedrò orribile.

The o caffè?
Caffè freddo, senza zucchero, senza sorseggiare

Pensi che la tua vita sarebbe stata diversa se ti fossi chiamato Fragolakiwi? Avresti fatto lo stesso l’illustratore?
Sarebbe stata diversa se mi fossi chiamato kakomela.

Com’è nata la tua collaborazione con Smemoranda? Sempre per non prenderci troppo sul serio, alle scuole medie avevi il diario della Smemo e di Lupo Alberto?
Tramite Massimo Vitali, uno scrittore bolognese. Lupo Alberto, volevo essere Enrico la talpa, scorbutico armato di scolapasta (e invaghito della giovanissima passera Silvietta – wikipedia) poi ne ho avuto uno brutto sulle motocross.

Sei anche musicista: la tua passione per la musica come influenza il tuo lavoro da illustratore? Trovi delle analogie tra i due mezzi espressivi?
Sì bello disegnare, poi cominciano a ruotare gli occhi, allora mi fingo Frank Zappa e suono accordi a caso, terapeutico, poi ricomincio.
Poi esiste quel cliché dello schitarratore che suonacchia mentre gli altri pomiciano, a volte mi annoio, solo a disegnare, in quel caso se qualcuno mi pomiciasse accanto potrebbe farmi un po’ di compagnia.

Quando abbiamo fatto la presentazione di Claudia Palmarucci alla Cuccumeo sei passato a trovarci; cosa ti ricordi della tua prima serata con le Vanvere?
Poco, avevo preso troppi treni, sono arrivato un po’ sudicio, tutto molto bello, la presentazione, la libreria, il ristorante sardo, la birra ichnusa.

Continui a rubare sedie durante le presentazioni di libri?
Sì, se posso anche altro.

La tua tecnica è mistica come la vita dei Santi protettori della grafite; puoi dirci qualcosa in più sulla realizzazione delle tue tavole? Quali sono i tuoi spunti antichi e quali autori contemporanei guardi?
Prima estemporaneità, poi sposto, risposto, cancello, piango, mai contento, come una massaia
con i vetri delle finestre.
Spunti antichi, i bambinelli di Mantegna, Ulisse Aldrovandi, Roland Topor poi Fabian Negrin, Amanda Vähämäki, Atak, e per fare il cattivone Stephane Blanquet.

Quali sono le collaborazioni che ti hanno più fatto crescere sia a livello professionale che a livello personale?
Ognuna a suo modo, sono diventato puntalissimo nelle scadenze, non è vero.

Qual è stata la tua formazione e come ha inciso sul tuo percorso artistico?
L’istituto d’arte è servito a squadrare i fogli, per il resto autodidatta, vagabondo, prima dei 27 non disegnavo quasi mai, non so come abbia inciso. Spero bene.

Tra le altre cose, ti occupi della curatela della mostra durante Zanne Festival; dicci di più sull’evento catanese e sul territorio dove sei cresciuto.
Era una buona occasione per mettere qualcosa di mio e di altri, bel parco, bella musica, l’ultimo giorno abbiamo perso il punto luce, in compenso avevamo le bolle di sapone, romanticoni.
C’è sempre bisogno di creare nuovi eventi e occasioni, ma a volte ci si stagna, solita storia, però appena ci fanno lo stretto…

Credi che dalle tue illustrazioni si veda di più che suoni in giro o che sei siciliano?
Si dice che si veda che ho problemi, brutti ceffi.

Qual era il tuo libro preferito da piccolo?
Il Giornalino di Gianburrasca.
giornalino giamburrasca

Ora qualche domanda sul Km 0:
Qual è la città toscana che preferisci?
Siena, ma non l’ho vista. Mi ci portate?

Qual è il piatto toscano che preferisci?
Torta di ceci

Qual è la parola toscana che ti fa più ridere e quella che proprio non capisci?
GRULLO!

Lancia una sfida alle Vanvere! (per esempio consigliaci un tema su cui lavorare o altro, anche una cosa scema tipo “fate dei muffins alla trippa!”)
Muffins alla trippa non è scema come cosa! Sono le 3.32 a.m. e davanti a me ho la televisione e mangio patate al forno, voi? È un bel tema.

Suggeriscici qualcuno da stalkerare di cui stimi e ammiri il lavoro!
Robert Deutsch, cerco di attirare la sua attenzione con dei “mi piace” occasionali, lui neanche uno sguardo.  🙁

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