Vacanze romane

vacanze romane

 

Ovunque ci sia una mostra di illustrazione state pur certi che le Vanvere accorrono come se non ci fosse un domani.
Questa volta ci siamo lanciate verso la capitale alla scoperta di Norman Rockwell… eccovi il nostro resoconto!

La giornata partiva come nostro solito quando ci muoviamo, con uno zainuccio carico di baiocchi per Celina e stanchezza da spartire tra tutte.
Ad aspettarci alla stazione di Roma c’era nientepopodimenoche Lisa Gelli! Che essendo Vanvera in perenne trasferta a Macerino (Macerata) quando appare è sempre nell’entusiasmo generale.

Naturalmente, come ogni gita che ci riguardi, siamo accolte a Roma da una pioggia di quelle violente come solo la Capitale sa offrire e dal nostro ostello prenotato dall’agenzia di viaggi “Camilla Garofano” esperta in ogni genere di luogo faccia risparmiare il povero illustratore, in questo caso il metro per giudicare la location era dato dai numeri sopra le porte delle stanze costruiti con l’ingegno, tipico di chi non ha mezzi, tramite post-it scritti a mano e incollati con maestria… ah! Che bohemien questi illustratori!

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Scaricate tutte le carabattole ci dirigiamo verso la mostra di Rockwell facendo una piccola sosta in una pizzeria degna di nota per due motivi: la canzone reggaeton che andava in loop a tutto volume impedendo ogni sorta di conversazione sensata e i prezzi esorbitanti che ci hanno permesso di spendere, così malamente, i pochi euro che avevamo risparmiato con l’ ostello.

In ogni caso, arriviamo alla mostra.

Il biglietto non è proprio economico: 12 euro l’intero (qui le info biglietti), ma la mostra vale il prezzo. Prima di tutto perché Rockwell è uno di quegli illustratori che in Italia li vediamo una volta ogni mille anni, secondo perché la visita è un viaggio all’interno di quel che è per noi uno dei ritratti dell’America più familiari e suggestivi.

La sala iniziale propone un video e una serie di bellissimi (ed enormi!) originali di copertine e illustrazioni per interni di riviste, incredibili in quanto a tecnica.
Seguono due corridoi a carrellata con una quantità impressionante di copertine del Saturday evening post e del Post  che, nonostante fossero solamente delle piccole stampe, mi lasciano esterrefatta.
La loro dimensione infatti permette all’occhio di staccarsi leggermente dalla perfezione tecnica (impossibile non esserne soverchiati nelle tele grandi) e di notare il resto degli  escamotage usati da Rockwell per guidare l’occhio nella lettura delle copertine.
Composizioni incredibili che potrebbero essere riassunte in poche linee guida e forme geometriche,

scene nelle quali l’attenzione del personaggio è rivolta a qualcosa che noi non possiamo vedere e che ci rendono curiosi come bambini,

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e humor sia sui sui personaggi

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Curiosità, questo quadro fu regalato a Walt Disney e campeggiò nel suo studio per molti anni

che su se stesso!

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Alla fine dei due corridoi, grazie al cielo, trovate dei divanetti perché, dopo un’ immersione del genere in tutte queste informazioni visive, si esce confusi e felici (ma comunque confusi!),  e troviamo altri originali di Rockwell con annessi alcuni schizzi preparatori e la spiegazione del metodo di lavoro dell’illustratore.
Una bella documentazione fotografica dei suoi modelli che spaziano tra figli, amici e modelli professionisti veri e propri con tanto di costumi affittati!

La mostra termina con il quadro qua sopra (bellissimo), e con tutta la serie di illustrazioni per la propaganda fatte durante la Seconda Guerra Mondiale sempre tecnicamente incredibili ma piene di tutto quel patriottismo americano che, personalmente, non riesco mai a capire fino in fondo e che quindi mi lasciano un pò più distaccata.

Sfortunatamente nel catalogo c’erano solamente poche copertine che, come avrete capito, erano la mia parte preferita e dunque abbiamo fatto incetta di cartoline e via!

Dopo un thé in un posto super carino nel quale non saprei tornare neanche volendo (eravamo scortate dal prode Matteo Franco, uno tra i personaggi che ci hanno accompagnato nella nostra due giorni), passiamo alla  Galleria Varsi dove c’era l’inaugurazione della mostra “Gravità” di un nostro compaesano Etnik, writer tra i più noti in Italia.

La serata è finita in un’escalation di presentazioni di amici reciproci gli uni con gli altri che ci hanno dato il colpo di grazia facendoci arrivare alle tre di notte entusiaste e stravolte al contempo.

La Domenica nonostante le nostre buone intenzioni di fare le donne di cultura, visitando la mostra di Escher, il compito ci viene impedito da una fila proibitiva di due ore e mezzo che ci fa dirottare la giornata su un bellissimo negozio sirio-egiziano di… bicchieri!

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Foto che prova che noi davanti ci siamo passate eh

 

… ma tornando a parlare di cose che ci interessano davvero…i bicchieri!
In una via che affaccia su Campo dei Fiori, un negozietto che a una prima occhiata sembrerebbe vendere cianfrusaglie varie riserva, ma solo ai più arditi che oseranno attraversare un passaggio che è più un’intercapedine nel muro, un sottosuolo che sembra uscito da un altro luogo e un altro tempo!

 

Alla fine della nostra brevissima vacanza romana, salutiamo tutti quelli che hanno colorato la nostra permanenza, ringraziando in ordine di apparizione:
Matteo Franco che si, la tua cartolina di Norman Rockwell è in Toscana, alla fine ce l’ho fatta a rubartela; il Gandolfi che si becca un ritrattino per la pubblicità che ci fa cercando di farci varcare i confini della nostra regione (si, è davvero così facile beccarsi un ritrattino, lo facciamo anche per molto meno, che so una pacca sulla spalla nelle giornate di pioggia è sufficiente!); Gio Pistone che per sua sfortuna è finita nella parte di tavolo sfigata accerchiata da Vanvere e gli è toccato parlare di matite e pilates invece che di cose intelligenti con i suoi amici coi quali sperava di andare a cena e Fabiana e Derek (all’anagrafe Federico!)  che con il loro bagaglio di cultura archeologica e non solo hanno cercato di dare un finale intellettuale alla serata (invano).

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Il Gandolfi

 

Alla prossima gita!